Terapia non ormonale dell’infertilità maschile

Terapia non ormonale dell’infertilità maschile

L’infertilità maschile riconosce molteplici cause ma molte di esse restano ancora misconosciute e nel 30% dei casi i pazienti mostrano quadri di infertilità idiopatica spesso accompagnati da alterazioni dei parametri seminali come oligo-asteno-teratozoospermia (OAT) o ancora da normozoospermia con assenza di altri fattori eziologici riconoscibili.

Il trattamento medico non ormonale occupa un ruolo rilevante nell’infertilità maschile soprattutto nei casi in cui, individuata la causa, tale trattamento è in grado di risolverla o contribuire al miglioramento del microambiente ove gli spermatozoi vengono prodotti e maturano. Il trattamento medico non ormonale può essere di tipo:

• “razionale” o “non empirico” quando la causa è ben identificata ed è possibile la sua risoluzione;

• “empirico”: nei pazienti con OAT idiopatica, normozoospermia e infertilità idiopatica e/o nelle OAT la cui causa non è risolvibile;

È bene differenziare il trattamento non empirico, a seconda del fatto che sia presente o meno la noxa patogena. Infatti, nelle forme microbiche, con identificazione del microrganismo dopo coltura e relativo antibiogramma, la terapia antibiotica deve essere mirata, mentre nelle forme virali (papillomavirus) è possibile ricorrere a trattamenti preventivi. Gli antibiotici più utilizzati nella pratica clinica sono:

• fluorochinoloni come terapia di prima linea (ciprofloxacina alle dosi di 500 mg 1-2 volte/die e levofloxacina 500 mg 1 volta/die per 20-28 giorni);

• macrolidi (azitromicina 1 g 1 volta/die per 7-10 giorni) per Chlamydia trachomatis e batteri Gram positivi,

• tetracicline (doxiciclina 100 mg 1 -2 volte/die per 28 giorni) per Chlamydia trachomatis, Mycoplasma and Ureaplasma, meno verso stafilococchi coagulasi negativi, Escherichia coli, altre Enterobacteriaceae e enterococchi.

Altri antibiotici meno utilizzati nella terapia dell’infertilità maschile sono trimethoprim, antibiotici beta-lattamici ecc.. e vengono utilizzati nei casi di resistenze o allergie/intolleranze...

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Infertilità maschile: quali esami genetici richiedere e quando ?

Infertilità maschile: quali esami genetici richiedere e quando ?

Fattori genetici sono implicati in tutte le categorie eziologiche dell’infertilità maschile (pre -testicolare, testicolare e post-testicolare). La più alta incidenza di anomalie genetiche (20-25%) si riscontra in pazienti con azoospermia o grave oligozoospermia. Le linee guida Europee (EAU per l’Infertilità maschile e l’EAA/EMQN per lo screening delle microdelezioni del cromosoma Y) riportano le indicazioni per l’esecuzione dei vari test genetici. Di seguito verranno discusse brevemente le indicazioni e il significato clinico di quegli esami genetici che fanno parte integrante del percorso diagnostico del maschio infertile e sono pertanto di pertinenza di un andrologo clinico. Le indicazioni per eseguire i test genetici variano secondo il fenotipo e sono riportati nella tabella 1. L’anamnesi, i parametri ormonali, il volume testicolare ed i parametri seminali possono orientare verso forme distinte di alterazioni genetiche.

I. L’analisi del cariotipo è indicata in base alla conta spermatica e la sua incidenza massima si riscontra nei pazienti con azoospermia non ostruttiva (circa il 16%) con una frequenza decrescente con il migliorare del quadro seminale. Il cut-off arbitrario per l’esecuzione del test è tutt’ora discusso, tuttavia l’incidenza di anomalie cromosomiche risulta 10 volte maggiore nel gruppo di soggetti con 5-10 milioni spermatozoi/ml rispetto alla popolazione generale (4% vs 0,4%) il che rende accettabile utilizzare questo valore soglia dal punto di vista costo-efficacia. Ulteriori indicazioni per lo studio del cariotipo sono la familiarità per anomalie cromosomiche, malformazioni e aborti ricorrenti...

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Test della frammentazione del DNA spermatico: metodi e interpretazione dei risultati

Test della frammentazione del DNA spermatico: metodi e interpretazione dei risultati

L’integrità del DNA dello spermatozoo è considerata di fondamentale importanza per ottenere una normale fertilizzazione, un normale sviluppo embrionale, il successivo impianto dell’embrione e l’ottenimento di gravidanza sia nella fecondazione naturale che in quella assistita. Il DNA dello spermatozoo è fisiologicamente soggetto a frammentazione durante la spermiogenesi per permettere la riorganizzazione della cromatina. Questi tagli sono poi riparati per opera delle topoisomerasi. Tuttavia, se questo processo di riparazione non funziona e se intervengono altri meccanismi (difetti della condensazione cromatinica, processi apoptotici e stress ossidativo) che inducono rotture non fisiologiche nel DNA, nell’eiaculato saranno presenti spermatozoi con DNA frammentato. Tale anomalia genomica si osserva in percentuali elevate nei pazienti sub- e infertili, nei fumatori, negli uomini di età avanzata, nei soggetti esposti a sostanze tossiche o a terapie gonadotossiche.

Numerosi studi hanno dimostrato che la percentuale di spermatozoi frammentati presenti in un eiaculato correla con i parametri seminali convenzionali, anche se tale associazione non è così stretta, indicando che il danno al DNA spermatico potrebbe predire, in modo indipendente, il potenziale fecondante dello spermatozoo. Tuttavia, al momento, l’accuratezza, la sensibilità e la specificità diagnostica dei test utilizzati per la valutazione dell’assetto del DNA spermatico, nel discriminare tra soggetti fertili e infertili, non sono completamente validate e rimane ancora incerta la loro capacità di predire gli esiti delle tecniche di fecondazione assistita. Vi sono principalmente quattro metodi utilizzati per la determinazione della frammentazione del DNA spermatico: Comet assay (single cell gel electrophoresis), TUNEL (terminal deoxyuridine nick end labeling assay), SCSA (Sperm Chromatin Structure Assay) e SCD (Sperm Chromatin Dispersion assay) (vedi tabella)...

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Esame del liquido seminale: cosa “pretendere” dalla refertazione nella quotidiana pratica clinica

Esame del liquido seminale: cosa “pretendere” dalla refertazione nella quotidiana pratica clinica

Data la rilevanza medico legale dell’esame seminale, il referto dello spermiogramma deve essere standardizzato e deve riportare alcune delle indicazioni raccolte nella fase pre-analitica e tutti i parametri valutati nella fase analitica. Il referto seminale deve essere stilato secondo una modalità di refertazione standardizzata, di chiara ed univoca interpretazione e può prevedere osservazioni ma non giudizi clinici sulla potenziale fertilità del paziente. Per una corretta esecuzione laboratoristica dell'esame del liquido seminale è fondamentale standardizzare precise norme di raccolta e di consegna del campione al fine di evitare errori che potrebbero alterare i dati della fase analitica.

FASE PRE-ANALITICA

Giorni di astinenza. Si suggeriscono due possibilità: la prima più ampia di 2- 7 giorni, la seconda più stretta di 3 – 5 giorni, meno soggetta a variazioni casuali.

Modalità di raccolta. L’unica modalità di raccolta accettabile è la masturbazione, cercando di non perdere nessuna frazione dell’eiaculato, in un contenitore sterile per urine. Qualsiasi modifica a tale norma deve essere riportata nelle osservazioni del referto in quanto potrebbe essere causa di alterazione delle caratteristiche seminali.

Modalità di trasporto e consegna. È necessario che il campione sia consegnato entro 30-60 minuti dalla raccolta, protetto dalle eccessive escursioni termiche. In caso contrario il campione non può essere valutato per l’analisi. Non è necessario inserirlo nella refertazione ma è importante non accettare campioni trasportati in condizioni non idonee...

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Ecografia prostatica TR: indicazioni

Ecografia prostatica TR: indicazioni

L’ecografia prostatovescicolare transrettale (TRUS), grazie alla eccellente visualizzazione delle vescicole seminali, ampolle deferenziali, dotti ejaculatori, prostata, uretra prostatica, è un importante strumento diagnostico nella valutazione di tali regioni anatomiche. L’impiego sempre più frequente della TRUS ha drasticamente ridotto l'uso della deferentovesciculografia nella diagnosi di infertilità di natura ostruttiva.

Indicazioni alla effettuazione della TRUS nell’ambito della valutazione diagnostica del maschio infertile.

• SEGNI DI PATOLOGIA OSTRUTTIVA (congenita o acquisita) con riscontro di:

1. oligoposia, cioè la riduzione del volume dell’eiaculato (< 1,5 mL);

2. ridotta concentrazione di fruttosio nel liquido seminale e pH usualmente acido;

3. Normale volume testicolare e normali livelli plasmatici dell’FSH, della inibina B e del testosterone;

4. disturbi eiaculatori di tipo algico e aneiaculazione.

In tali condizioni l'uso primario della TRUS è quello di valutare gli ostacoli e di determinare l'assenza o l'ipoplasia delle vescicole seminal i e dei dotti eiaculatori. Le ostruzioni dei dotti eiaculatori (DE) si riscontrano nell’1-5% degli uomini infertili e nel 5-10% degli azoospermici e riconoscono cause sia congenite sia acquisite. Tra le prime si riconoscono patologie cistiche, e atresia-aplasia totale o parziale della via seminale distale. Le forme acquisite sono generalmente la conseguenza di infezioni aspecifiche o specifiche, concrezioni litiasiche o detriti cellulari incuneati nei dotti o secondarie a danni iatrogeni indotti da chirurgica o radioterapia. Il riscontro di una patologia ostruttiva attraverso la TRUS può essere di grande giovamento permettendo di orientare la strategia terapeutica più adeguata: aspirazione di cisti prostatiche di grosse dimensioni o trattamento chirurgico in presenza di alterazioni dei dotti eiaculatori. Le linee guida dell’European Association of Urology (EAU) sull’infertilità considerano la TRUS essenziale per la valutazione delle ostruzioni distali [2]. Un aumento di volume delle vescichette seminali (VS) (diametro anteroposteriore >15 mm) e la presenza di pseudocisti, che non si modificano dopo l’eiaculazione, rappresentano un segno tipico di ostruzione distale dei dotti, che in tale condizione patologica diventano ecograficamente visualizzabili (usualmente anecoici e dilatati in toto con diametro AP> 2 mm). Infine la TRUS è essenziale nel sospetto di agenesia bilaterale congenita dei vasi deferenti al fine di orientare esami specifici (valutazione del gene della fibrosi cistica CFTR) grazie alla possibilità di evidenziare con elevata accuratezza l’assenza di una o entrambe le ampolle deferenziali. In fatti, come noto, l’agenesia bilaterale delle vescichette seminali si associa a mutazione del gene della fibrosi cistica nel 64–73% dei casi...

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