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Creato: Domenica, 18 Febbraio 2018 08:56
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Terapia non ormonale dell’infertilità maschile
L’infertilità maschile riconosce molteplici cause ma molte di esse restano ancora misconosciute e nel 30% dei casi i pazienti mostrano quadri di infertilità idiopatica spesso accompagnati da alterazioni dei parametri seminali come oligo-asteno-teratozoospermia (OAT) o ancora da normozoospermia con assenza di altri fattori eziologici riconoscibili.
Il trattamento medico non ormonale occupa un ruolo rilevante nell’infertilità maschile soprattutto nei casi in cui, individuata la causa, tale trattamento è in grado di risolverla o contribuire al miglioramento del microambiente ove gli spermatozoi vengono prodotti e maturano. Il trattamento medico non ormonale può essere di tipo:
• “razionale” o “non empirico” quando la causa è ben identificata ed è possibile la sua risoluzione;
• “empirico”: nei pazienti con OAT idiopatica, normozoospermia e infertilità idiopatica e/o nelle OAT la cui causa non è risolvibile;
È bene differenziare il trattamento non empirico, a seconda del fatto che sia presente o meno la noxa patogena. Infatti, nelle forme microbiche, con identificazione del microrganismo dopo coltura e relativo antibiogramma, la terapia antibiotica deve essere mirata, mentre nelle forme virali (papillomavirus) è possibile ricorrere a trattamenti preventivi. Gli antibiotici più utilizzati nella pratica clinica sono:
• fluorochinoloni come terapia di prima linea (ciprofloxacina alle dosi di 500 mg 1-2 volte/die e levofloxacina 500 mg 1 volta/die per 20-28 giorni);
• macrolidi (azitromicina 1 g 1 volta/die per 7-10 giorni) per Chlamydia trachomatis e batteri Gram positivi,
• tetracicline (doxiciclina 100 mg 1 -2 volte/die per 28 giorni) per Chlamydia trachomatis, Mycoplasma and Ureaplasma, meno verso stafilococchi coagulasi negativi, Escherichia coli, altre Enterobacteriaceae e enterococchi.
Altri antibiotici meno utilizzati nella terapia dell’infertilità maschile sono trimethoprim, antibiotici beta-lattamici ecc.. e vengono utilizzati nei casi di resistenze o allergie/intolleranze...
Infertilità_maschile_esami_genetici.pdf
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Creato: Domenica, 18 Febbraio 2018 08:52
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Infertilità maschile: quali esami genetici richiedere e quando ?
Fattori genetici sono implicati in tutte le categorie eziologiche dell’infertilità maschile (pre -testicolare, testicolare e post-testicolare). La più alta incidenza di anomalie genetiche (20-25%) si riscontra in pazienti con azoospermia o grave oligozoospermia. Le linee guida Europee (EAU per l’Infertilità maschile e l’EAA/EMQN per lo screening delle microdelezioni del cromosoma Y) riportano le indicazioni per l’esecuzione dei vari test genetici. Di seguito verranno discusse brevemente le indicazioni e il significato clinico di quegli esami genetici che fanno parte integrante del percorso diagnostico del maschio infertile e sono pertanto di pertinenza di un andrologo clinico. Le indicazioni per eseguire i test genetici variano secondo il fenotipo e sono riportati nella tabella 1. L’anamnesi, i parametri ormonali, il volume testicolare ed i parametri seminali possono orientare verso forme distinte di alterazioni genetiche.
I. L’analisi del cariotipo è indicata in base alla conta spermatica e la sua incidenza massima si riscontra nei pazienti con azoospermia non ostruttiva (circa il 16%) con una frequenza decrescente con il migliorare del quadro seminale. Il cut-off arbitrario per l’esecuzione del test è tutt’ora discusso, tuttavia l’incidenza di anomalie cromosomiche risulta 10 volte maggiore nel gruppo di soggetti con 5-10 milioni spermatozoi/ml rispetto alla popolazione generale (4% vs 0,4%) il che rende accettabile utilizzare questo valore soglia dal punto di vista costo-efficacia. Ulteriori indicazioni per lo studio del cariotipo sono la familiarità per anomalie cromosomiche, malformazioni e aborti ricorrenti...
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