Terapia sostitutiva nell'ipogonadismo: il paziente anziano

Terapia sostitutiva nell'ipogonadismo: il paziente anziano

Dati provenienti da numerosi studi epidemiologici dimostrano che, con l'andare avanti dell'età, i livelli di testosterone (T) nell'uomo vanno incontro ad una progressiva riduzione. Dati dello studio multicentrico europeo European Male Aging Study (EMAS), che ha coinvolto più di 3000 uomini di età compresa tra i 40 e i 70 anni, hanno mostrato che i livelli di T totale e libero si riducono rispettivamente dello 0.4% e dell’1.3% annualmente. Questa riduzione è piuttosto modesta e soltanto una percentuale relativamente bassa di uomini durante l’invecchiamento raggiunge valori al di sotto delle soglie considerate patologiche. Oltre all’invecchiamento, l’obesità e le patologie croniche influiscono in maniera rilevante sulla riduzione dei livelli di T.

Con il termine “Late Onset Hypogonadism” (LOH), ci si riferisce ad una riduzione dei livelli di T al di sotto dei valori di norma che si viene a verificare nel soggetto di mezza età o anziano. La definizione di LOH è però molto discussa. Tutte le società scientifiche concordano sul fatto che i bassi livelli di T si debbano accompagnare alla presenza di almeno un sintomo di ipogonadismo, ma non c'è accordo né su quale sia il livello soglia al di sotto del quale il T si debba considerare basso, né quali e quanti siano i sintomi necessari per definire l'ipogonadismo.

Le raccomandazioni sulla diagnosi e terapia dell’LOH provenienti dalla commissione congiunta di cinque grandi società scientifiche…

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Terapia ormonale dell’infertilità maschile

Terapia ormonale dell’infertilità maschile

PREMESSA

Una spermatogenesi quantitativamente e qualitativamente normale necessita dell’azione sinergica dell’ormone follicolo-stimolante (FSH) e dell’ormone luteinizzante (LH). Entrambi sono essenziali sia per l’avvio più che per il mantenimento della spermatogenesi. L’FSH stimola la proliferazione delle cellule di Sertoli, induce l’attività mitotica degli spermatogoni e supporta la differenziazione cellulare e la mitosi fino allo stadio spermatidico. L’LH agisce invece indirettamente, incrementando la sintesi di testosterone da parte delle cellule di Leydig e esponendo i tubuli seminiferi ad una concentrazione di testosterone 100 volte superiore a quella plasmatica; il testosterone a sua volte promuove la spermatogenesi, in particolare la spermiogenesi, attraverso meccanismi genomici e non genomici.

INFERTILITA’ MASCHILE IDIOPATICA

Terapia con FSH. In circa il 30% dei casi di infertilità maschile la causa dell’alterazione dei parametri seminali resta inspiegata anche dopo un adeguato processo diagnostico (“infertilità idiopatica”). Sebbene di comune riscontro nella pratica clinica, non esistono ancora terapie eziologiche approvate per l’infertilità idiopatica; i risultati ottenuti nell’ipogonadismo ipogonadotropo hanno tuttavia giustificato l’estensione dell’uso delle gonadotropine nella stimolazione della spermatogenesi anche in questi pazienti, e ad oggi un numero crescente di evidenze scientifiche sostiene l’efficacia della terapia con FSH. Misure di efficacia

Vi sono numerosi dati a favore della terapia con FSH (sia umano che ricombinante) allo scopo di incrementare la conta e la motilità spermatica in soggetti infertili con oligozoospermia o oligoastenozoospermia idiopatica e livelli di gonadotropine nel range della norma. Similmente, in coppie con infertilità idiopatica da fattore maschile, l’FSH (sia umano che ricombinante) sembra efficace nell’aumentare il tasso di gravidanza spontanea; i dati sul tasso di gravidanza ottenuta con tecniche di riproduzione medicalmente assistita (PMA) sono invece meno convincenti...

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Terapia non ormonale dell’infertilità maschile

Terapia non ormonale dell’infertilità maschile

L’infertilità maschile riconosce molteplici cause ma molte di esse restano ancora misconosciute e nel 30% dei casi i pazienti mostrano quadri di infertilità idiopatica spesso accompagnati da alterazioni dei parametri seminali come oligo-asteno-teratozoospermia (OAT) o ancora da normozoospermia con assenza di altri fattori eziologici riconoscibili.

Il trattamento medico non ormonale occupa un ruolo rilevante nell’infertilità maschile soprattutto nei casi in cui, individuata la causa, tale trattamento è in grado di risolverla o contribuire al miglioramento del microambiente ove gli spermatozoi vengono prodotti e maturano. Il trattamento medico non ormonale può essere di tipo:

• “razionale” o “non empirico” quando la causa è ben identificata ed è possibile la sua risoluzione;

• “empirico”: nei pazienti con OAT idiopatica, normozoospermia e infertilità idiopatica e/o nelle OAT la cui causa non è risolvibile;

È bene differenziare il trattamento non empirico, a seconda del fatto che sia presente o meno la noxa patogena. Infatti, nelle forme microbiche, con identificazione del microrganismo dopo coltura e relativo antibiogramma, la terapia antibiotica deve essere mirata, mentre nelle forme virali (papillomavirus) è possibile ricorrere a trattamenti preventivi. Gli antibiotici più utilizzati nella pratica clinica sono:

• fluorochinoloni come terapia di prima linea (ciprofloxacina alle dosi di 500 mg 1-2 volte/die e levofloxacina 500 mg 1 volta/die per 20-28 giorni);

• macrolidi (azitromicina 1 g 1 volta/die per 7-10 giorni) per Chlamydia trachomatis e batteri Gram positivi,

• tetracicline (doxiciclina 100 mg 1 -2 volte/die per 28 giorni) per Chlamydia trachomatis, Mycoplasma and Ureaplasma, meno verso stafilococchi coagulasi negativi, Escherichia coli, altre Enterobacteriaceae e enterococchi.

Altri antibiotici meno utilizzati nella terapia dell’infertilità maschile sono trimethoprim, antibiotici beta-lattamici ecc.. e vengono utilizzati nei casi di resistenze o allergie/intolleranze...

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Infertilità maschile: quali esami genetici richiedere e quando ?

Infertilità maschile: quali esami genetici richiedere e quando ?

Fattori genetici sono implicati in tutte le categorie eziologiche dell’infertilità maschile (pre -testicolare, testicolare e post-testicolare). La più alta incidenza di anomalie genetiche (20-25%) si riscontra in pazienti con azoospermia o grave oligozoospermia. Le linee guida Europee (EAU per l’Infertilità maschile e l’EAA/EMQN per lo screening delle microdelezioni del cromosoma Y) riportano le indicazioni per l’esecuzione dei vari test genetici. Di seguito verranno discusse brevemente le indicazioni e il significato clinico di quegli esami genetici che fanno parte integrante del percorso diagnostico del maschio infertile e sono pertanto di pertinenza di un andrologo clinico. Le indicazioni per eseguire i test genetici variano secondo il fenotipo e sono riportati nella tabella 1. L’anamnesi, i parametri ormonali, il volume testicolare ed i parametri seminali possono orientare verso forme distinte di alterazioni genetiche.

I. L’analisi del cariotipo è indicata in base alla conta spermatica e la sua incidenza massima si riscontra nei pazienti con azoospermia non ostruttiva (circa il 16%) con una frequenza decrescente con il migliorare del quadro seminale. Il cut-off arbitrario per l’esecuzione del test è tutt’ora discusso, tuttavia l’incidenza di anomalie cromosomiche risulta 10 volte maggiore nel gruppo di soggetti con 5-10 milioni spermatozoi/ml rispetto alla popolazione generale (4% vs 0,4%) il che rende accettabile utilizzare questo valore soglia dal punto di vista costo-efficacia. Ulteriori indicazioni per lo studio del cariotipo sono la familiarità per anomalie cromosomiche, malformazioni e aborti ricorrenti...

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Test della frammentazione del DNA spermatico: metodi e interpretazione dei risultati

Test della frammentazione del DNA spermatico: metodi e interpretazione dei risultati

L’integrità del DNA dello spermatozoo è considerata di fondamentale importanza per ottenere una normale fertilizzazione, un normale sviluppo embrionale, il successivo impianto dell’embrione e l’ottenimento di gravidanza sia nella fecondazione naturale che in quella assistita. Il DNA dello spermatozoo è fisiologicamente soggetto a frammentazione durante la spermiogenesi per permettere la riorganizzazione della cromatina. Questi tagli sono poi riparati per opera delle topoisomerasi. Tuttavia, se questo processo di riparazione non funziona e se intervengono altri meccanismi (difetti della condensazione cromatinica, processi apoptotici e stress ossidativo) che inducono rotture non fisiologiche nel DNA, nell’eiaculato saranno presenti spermatozoi con DNA frammentato. Tale anomalia genomica si osserva in percentuali elevate nei pazienti sub- e infertili, nei fumatori, negli uomini di età avanzata, nei soggetti esposti a sostanze tossiche o a terapie gonadotossiche.

Numerosi studi hanno dimostrato che la percentuale di spermatozoi frammentati presenti in un eiaculato correla con i parametri seminali convenzionali, anche se tale associazione non è così stretta, indicando che il danno al DNA spermatico potrebbe predire, in modo indipendente, il potenziale fecondante dello spermatozoo. Tuttavia, al momento, l’accuratezza, la sensibilità e la specificità diagnostica dei test utilizzati per la valutazione dell’assetto del DNA spermatico, nel discriminare tra soggetti fertili e infertili, non sono completamente validate e rimane ancora incerta la loro capacità di predire gli esiti delle tecniche di fecondazione assistita. Vi sono principalmente quattro metodi utilizzati per la determinazione della frammentazione del DNA spermatico: Comet assay (single cell gel electrophoresis), TUNEL (terminal deoxyuridine nick end labeling assay), SCSA (Sperm Chromatin Structure Assay) e SCD (Sperm Chromatin Dispersion assay) (vedi tabella)...

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