Dosaggi ormonali: Il ruolo del testosterone libero: quando e perché richiederlo ? Come calcolarlo ?

Dosaggi ormonali: Il ruolo del testosterone libero: quando e perché richiederlo ? Come calcolarlo ?

L’ipogonadismo maschile è una condizione clinica caratterizzata da un difetto della funzione testicolare con ridotta produzione di testosterone (T) (deficit androgenico) e/o spermatozoi (infertilità) causato da un’alterazione a uno o più livelli dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo. I principali sintomi di ipogonadismo sono riportati nella Tabella 1.

Tabella 1. Principali sintomi e segni di ipogonadismo a insorgenza pre- o post-puberale,

Ipogonadismo in età prepuberale Ipogonadismo in età postpuberale
Mancato o ridotto sviluppo dei caratteri sessuali secondari Riduzione progressiva massa muscolare
Criptorchidismo Calo della libido
Arti superiori e inferiori non proporzionati Disfunzione erettile
Ginecomastia Riduzione delle erezioni notturne
Massa muscolare ridotta Aumento del grasso viscerale
  Oligo-azoospermia
  Vampate di calore
  Riduzione della concentrazione
  Riduzione della densità minerale ossea

La misurazione dei livelli sierici di testosterone totale (TT) è quindi indispensabile nell’iter diagnostico di sospetto ipogonadismo. A tal fine, le principali linee-guida ne raccomandano il dosaggio al mattino, a causa delle variazioni circadiane dei livelli di T, e con un saggio affidabile e in condizioni di digiuno (Khera et al., 2016). La maggior parte del testosterone circola nel sangue legato alla SHBG e all’albumina: solo lo 0.5-3% del testosterone circolante non è legato (libero). Pertanto i valori sierici di TT possono risultare alterati anche in tutte quelle condizioni che causano variazioni in eccesso o in difetto della produzione di SHBG (Tab. 2)...

Testosterone_libero_come_calcolarlo.pdf

 

Terapia sostitutiva nell'ipogonadismo: il paziente giovane

Terapia sostitutiva nell'ipogonadismo: il paziente giovane

L'ipogonadismo maschile è caratterizzato da una ridotta produzione di testosterone (T) da parte del testicolo, dovuta ad una compromissione a livello testicolare (ipogonadismo primario o ipergonadotropo) o centrale, a carico dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo (ipogonadismo secondario o ipogonadotropo). Il quadro clinico che consegue all’ipogonadismo, è condizionato dall’età di insorgenza, pre-puberale o post-puberale. Infatti, mentre in quest'ultima evenienza il soggetto ha già sviluppato i caratteri sessuali primari e secondari, nell'ipogonadismo ad insorgenza pre-puberale il quadro clinico è dominato dalla mancanza dello sviluppo puberale. Queste condizioni presentano caratteristiche fenotipiche peculiari, differenti in base all’epoca di insorgenza (Tabella 1)...

Terapia_sostitutiva_ipogonadismo_giovane.pdf

 

Terapia sostitutiva nell'ipogonadismo: il paziente anziano

Terapia sostitutiva nell'ipogonadismo: il paziente anziano

Dati provenienti da numerosi studi epidemiologici dimostrano che, con l'andare avanti dell'età, i livelli di testosterone (T) nell'uomo vanno incontro ad una progressiva riduzione. Dati dello studio multicentrico europeo European Male Aging Study (EMAS), che ha coinvolto più di 3000 uomini di età compresa tra i 40 e i 70 anni, hanno mostrato che i livelli di T totale e libero si riducono rispettivamente dello 0.4% e dell’1.3% annualmente. Questa riduzione è piuttosto modesta e soltanto una percentuale relativamente bassa di uomini durante l’invecchiamento raggiunge valori al di sotto delle soglie considerate patologiche. Oltre all’invecchiamento, l’obesità e le patologie croniche influiscono in maniera rilevante sulla riduzione dei livelli di T.

Con il termine “Late Onset Hypogonadism” (LOH), ci si riferisce ad una riduzione dei livelli di T al di sotto dei valori di norma che si viene a verificare nel soggetto di mezza età o anziano. La definizione di LOH è però molto discussa. Tutte le società scientifiche concordano sul fatto che i bassi livelli di T si debbano accompagnare alla presenza di almeno un sintomo di ipogonadismo, ma non c'è accordo né su quale sia il livello soglia al di sotto del quale il T si debba considerare basso, né quali e quanti siano i sintomi necessari per definire l'ipogonadismo.

Le raccomandazioni sulla diagnosi e terapia dell’LOH provenienti dalla commissione congiunta di cinque grandi società scientifiche…

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Terapia ormonale dell’infertilità maschile

Terapia ormonale dell’infertilità maschile

PREMESSA

Una spermatogenesi quantitativamente e qualitativamente normale necessita dell’azione sinergica dell’ormone follicolo-stimolante (FSH) e dell’ormone luteinizzante (LH). Entrambi sono essenziali sia per l’avvio più che per il mantenimento della spermatogenesi. L’FSH stimola la proliferazione delle cellule di Sertoli, induce l’attività mitotica degli spermatogoni e supporta la differenziazione cellulare e la mitosi fino allo stadio spermatidico. L’LH agisce invece indirettamente, incrementando la sintesi di testosterone da parte delle cellule di Leydig e esponendo i tubuli seminiferi ad una concentrazione di testosterone 100 volte superiore a quella plasmatica; il testosterone a sua volte promuove la spermatogenesi, in particolare la spermiogenesi, attraverso meccanismi genomici e non genomici.

INFERTILITA’ MASCHILE IDIOPATICA

Terapia con FSH. In circa il 30% dei casi di infertilità maschile la causa dell’alterazione dei parametri seminali resta inspiegata anche dopo un adeguato processo diagnostico (“infertilità idiopatica”). Sebbene di comune riscontro nella pratica clinica, non esistono ancora terapie eziologiche approvate per l’infertilità idiopatica; i risultati ottenuti nell’ipogonadismo ipogonadotropo hanno tuttavia giustificato l’estensione dell’uso delle gonadotropine nella stimolazione della spermatogenesi anche in questi pazienti, e ad oggi un numero crescente di evidenze scientifiche sostiene l’efficacia della terapia con FSH. Misure di efficacia

Vi sono numerosi dati a favore della terapia con FSH (sia umano che ricombinante) allo scopo di incrementare la conta e la motilità spermatica in soggetti infertili con oligozoospermia o oligoastenozoospermia idiopatica e livelli di gonadotropine nel range della norma. Similmente, in coppie con infertilità idiopatica da fattore maschile, l’FSH (sia umano che ricombinante) sembra efficace nell’aumentare il tasso di gravidanza spontanea; i dati sul tasso di gravidanza ottenuta con tecniche di riproduzione medicalmente assistita (PMA) sono invece meno convincenti...

Infertilità_maschile_terapia_ormonale.pdf

 

 

Terapia non ormonale dell’infertilità maschile

Terapia non ormonale dell’infertilità maschile

L’infertilità maschile riconosce molteplici cause ma molte di esse restano ancora misconosciute e nel 30% dei casi i pazienti mostrano quadri di infertilità idiopatica spesso accompagnati da alterazioni dei parametri seminali come oligo-asteno-teratozoospermia (OAT) o ancora da normozoospermia con assenza di altri fattori eziologici riconoscibili.

Il trattamento medico non ormonale occupa un ruolo rilevante nell’infertilità maschile soprattutto nei casi in cui, individuata la causa, tale trattamento è in grado di risolverla o contribuire al miglioramento del microambiente ove gli spermatozoi vengono prodotti e maturano. Il trattamento medico non ormonale può essere di tipo:

• “razionale” o “non empirico” quando la causa è ben identificata ed è possibile la sua risoluzione;

• “empirico”: nei pazienti con OAT idiopatica, normozoospermia e infertilità idiopatica e/o nelle OAT la cui causa non è risolvibile;

È bene differenziare il trattamento non empirico, a seconda del fatto che sia presente o meno la noxa patogena. Infatti, nelle forme microbiche, con identificazione del microrganismo dopo coltura e relativo antibiogramma, la terapia antibiotica deve essere mirata, mentre nelle forme virali (papillomavirus) è possibile ricorrere a trattamenti preventivi. Gli antibiotici più utilizzati nella pratica clinica sono:

• fluorochinoloni come terapia di prima linea (ciprofloxacina alle dosi di 500 mg 1-2 volte/die e levofloxacina 500 mg 1 volta/die per 20-28 giorni);

• macrolidi (azitromicina 1 g 1 volta/die per 7-10 giorni) per Chlamydia trachomatis e batteri Gram positivi,

• tetracicline (doxiciclina 100 mg 1 -2 volte/die per 28 giorni) per Chlamydia trachomatis, Mycoplasma and Ureaplasma, meno verso stafilococchi coagulasi negativi, Escherichia coli, altre Enterobacteriaceae e enterococchi.

Altri antibiotici meno utilizzati nella terapia dell’infertilità maschile sono trimethoprim, antibiotici beta-lattamici ecc.. e vengono utilizzati nei casi di resistenze o allergie/intolleranze...

Infertilità_maschile_esami_genetici.pdf